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Anatocismo

L'anatocismo, generalmente  riferito alle banche, è la sovrapposizione di interessi ad altri interessi scaduti e non pagati, su un determinato capitale.

Nel linguaggio bancario tali interessi vengono definiti composti.

Esempi di anatocismo sono il calcolo di un interesse attivo su un conto di deposito o il calcolo dell'interesse passivo di un mutuo.

Il calcolo degli interessi in regime di capitalizzazione composta anziché in regime di capitalizzazione semplice determina una crescita del debito

Giuridicamente, in un'obbligazione pecuniaria l'applicazione dell'anatocismo comporterebbe, per il debitore, l'obbligo di pagamento, non solo del capitale e degli interessi pattuiti, ma anche degli ulteriori interessi calcolati sugli interessi già scaduti.

La legge non autorizza il pagamento degli interessi composti sulle quote di debito (capitale e interessi), che non sono state regolarmente pagate a scadenza. 

Nonostante che  l'anatocismo sia un istituto conosciuto fin dalla nascita del prestito ad interesse, la normativa italiana è ancora incompleta, tanto è vero che la disciplina si basa ancora sul codice civile del 1942.

Secondo questa legge, gli interessi scaduti possono produrre a loro volta interessi solo dal giorno della domanda giudiziale o per effetto di convenzione posteriore alla loro scadenza, sempre che si tratti di interessi dovuti almeno per sei mesi.

In linea di principio, il codice civile vieta un regime di capitalizzazione composta degli interessi, ovvero il pagamento degli interessi su interessi di periodi precedenti.

Sistema sanzionatorio

Gli oneri per la pratica anatocistica sono molto contenuti.

Si limitano al rimborso delle somme ingiustamente estorte, con relativi interessi legali.

Non esiste una modalità ufficiale di calcolo, ma la giurisprudenza maggioritaria si è orientata nel senso di applicare in luogo della capitalizzazione trimestrale la capitalizzazione semplice (che non prevede alcuna capitalizzazione) o, più raramente, la capitalizzazione annuale.

Il Giudice di merito può riconoscere il risarcimento del danno esistenziale e biologico.

Usura

L'usura  è la erogazione di denaro sotto forma di prestito, ma a tassi di interesse considerati illegali. Detti tassi, di per sé elevati, rendono il rimborso del “prestito” molto difficile o impossibile, spingendo il debitore ad accettare condizioni poste dal creditore a proprio vantaggio.

Di solito le vittime dell'usura sono persone e aziende in difficoltà economiche, alle quali è precluso il credito bancario, in ragione della consapevolezza da parte della banca, giusta o sbagliata che sia, della presumibile insolvenza di chi chiede prestiti.

Queste persone o aziende trovano credito presso canali non ufficiali.

Chi concede il prestito a tassi d'usura conta di rivalersi, in caso di mancato pagamento, sul patrimonio del debitore, che accetta il prestito anche a tali condizioni, sperando di poterlo comunque restituire.

L'usura non è considerata un lavoro a norma di legge pertanto non è definita come professione.

Legislazione antiusura

La maggioranza dei Paesi prevede un tasso limite oltre il quale il prestito si definisce usuraio.

A volte il tasso limite è un valore assoluto, altre volte aggiornato periodicamente dai Governi e "agganciato" ai tassi di interessi correnti e all'andamento dell'inflazione.

Alcune legislazioni, sia con un tasso-limite che con un orientamento più liberista, prevedono la nullità "ab initio" dei contratti stipulati con tassi di interesse ritenuti usurai.

In questo caso, la vittima dell'usura non è tenuta a restituire il capitale prestato.

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